mercoledì 26 ottobre 2011

I NOSTRI ATLETI ULTRAMARATONETI

ULTRAMARATONA DEL TRICOLORE - REGGIO EMILIA  1^ GIORNATA 21/10/2011
di Michele Rizzitelli


Il prologo s’è recitato in casa Tallarita, situata nella zona residenziale di Reggio Emilia, alle ore 20.00 di giovedì, 20 ottobre. Gabriella e Antonio hanno preparato pizzette, risotto ai quattro formaggi, tagliatelle al pomodoro, scaloppine al limone, insalata verde, ananas e dolci siciliani.
L’indomani mattina, il sole non era ancora sorto quando si sono aperti i cancelli della pista ciclistica “G. Cimurri”. Due uomini e una sola donna si sono presentati alla 100 km x 10 giorni: il nazionale della 24 ore, Antonio Tallarita della Polisportiva Biasola, il primatista italiano MM50 della 48 ore, Vincenzo Tarascio della Sanremo Runners e la capofila del Club dei Supermaratoneti, Angela Gargano della Barletta Sportiva. Otto i partecipanti alla maratona, tutti appartenenti al Club dei Supermaratoneti: Mario Liccardi, Stefano Giorgio, Marina Mocellin, Roberto Paracchini, Vito Piero Ancora, Lorenzo Gemma, Angelo Cappuccio e Michele Rizzitelli.
Tutti i millechilometristi si sono presentati al dott. Pietro Trabucchi per essere sottoposti ad un test cognitivo. Lo psicologo li ha presi per la testa ed ha applicato un elettrodo cutaneo in corrispondenza dei lobi frontali; poi ha tirato loro le orecchie e ha applicato altri due elettrodi al lobi. A gara terminata, ha ripetuto la procedura: è un metodo per studiare l’effetto di una fatica  muscolare intensa sulla capacità di attenzione.
Alle ore 9.00, tutti erano sulla linea di partenza per l’inizio dell’Ultramaratona del Tricolore. Questa è, a quanto pare,  la denominazione definitiva, dopo essere stata chiamata in vari modi: 10% = 1000 km; 1000 km di Reggio Emilia; 10, 100,1000. Il vento è debole-moderato; il sole trapassa con facilità il cielo velato; la temperatura si manterrà fra 6° - 14° e l’umidità fra il 95% e il 42%; l’erba dei campi è madida di rugiada.
Il circuito ciclistico, prestato per l’occasione ai podisti, misura 1022 x 4 m, completamente piatto con curve a destra e sinistra e un rettilineo di 350 m, ricoperto di asfalto morbido. Per metà è circondato da alti pioppi, l’altra metà confina con il vuoto deserto di un poco frequentato aeroporto, che lo espone al soffiar dei venti.
La prima giornata è trascorsa tranquilla. Tutti hanno giuocato al risparmio energetico. Conclusasi la maratona, “quei tre” non sono rimasti soli, essendo giunti, nel pomeriggio a dar man forte, i coniugi Gabriella Valassina e Franco Cabrini, che hanno fatto loro compagnia per il tempo di una mezza maratona.
Alle ore 18.24, il sole ha concluso il suo unico giro, mentre i millechilometristi hanno continuato ad inanellarne: Antonio Tallarita fino alle ore 19.10 (10.05.37 il suo tempo), Vincenzo Tarascio fino alle ore 19.31 (10.26.55 il suo tempo) e Angela Gargano fino alle ore 21.50 (12.39.42 il suo tempo).
L’organizzazione è stata perfetta, con ristori e pasti gradevoli. Il pacco gara conteneva una polo di buona fattura e la miglior maglietta vista in circolazione nelle gare.
Anche domani le condizioni metereologiche daranno una mano a “quei tre”.


ULTRAMARATONA DEL TRICOLORE  -  REGGIO EMILIA  2^ GIORNATA  22/10/2011 
di Michele Rizzitelli

In elegante abito rigato e cravatta blu, lineamenti nobili, barba bianca di qualche settimana e corti capelli canuti ex rossicci. Così s’è presentato il Presidente della IUTA, Gregorio Zucchinali, sul luogo dello svolgimento della 100 km x 10 = 1000 km, accompagnato dal dott. Massimo Pasi, componente della Commissione Medica IUTA. Giunto di primo mattino, con la sua presenza ha voluto rimarcare l’importanza di una gara, aperta a tutti, che si effettua per la prima volta in Italia, e che schiude grandi scenari al movimento nazionale dell’ultramaratona. Con tono pacato, voce suadente e accento bergamasco tanto quanto basta, ha  incoraggiato tutti, ha apprezzato la severità dell’organizzazione, ha sorvolato sulle polemiche, non rinunciando alla sua abituale, sottile vena ironica. Insomma, con la sua presenza, il Presidente ha inteso dire: “C’ero anch’io”.
Ai tre della 100 km, oggi s’è aggiunto Antonio Mazzeo, atleta dal curriculum impressionante, che fa parte della storia dell’ultramaratona italiana.
Davide Stangherlino ha optato per la 12 ore (80,740 km il risultato finale).
Marinella Satta s’è presentata sulla linea di partenza con un pallone da basket. Al colpo di pistola, ha cominciato a prenderlo a schiaffi  e a sbatterlo a terra. Solo dopo aver percorso 55,188 km  e migliorato il suo record registrato nel G.W.R., ha smesso d’infierire.
I maratoneti si sono ridotti a sei: Lorenzo Gemma, Stefano Giorgio, Marina Mocellin, Roberto Paracchini, Vito Piero Ancora e Michele Rizzitelli. I tempi fatti registrare da qualcuno di questi risultano alti perché, in gara, si sottopongono al test cognitivo. Vito Piero Ancora non sazio, di chilometri, ne ha percorsi 50. Il miglior maratoneta di oggi è stato Giorgio Stefano (4.03.44).
La monotonia del circuito rende ancor più dura la gara. Per movimentarla, allorchè completa il percorso della mezza maratona, ciascun atleta compie un giro con la bandiera dell’AVIS; l’operazione viene ripetuta al km 25 e suoi multipli. Quando si raggiunge la distanza della maratona o il traguardo della gara cui si è iscritti, è il Tricolore che viene sventolato. Poteva essere diversamente nell’Ultramaratona del Tricolore? Non è questa la Città del Tricolore? Siamo, poi, nel 150° dell’Unità d’Italia.
Sono cominciate le piccole crisi. Dovranno superarne più di qualcuna al giorno moltiplicate per dieci. Il conseguimento del risultato ha genesi multifattoriale: stare in forma per una decade, tempo bello per altrettanti giorni ecc. Se ci scappa il diluvio di Fano, sono dolori.
Anche oggi il tempo atmosferico è stato ideale, e ha favorito podisti e paracadutisti.
Dal confinante aeroporto, partivano a ripetizione aerei superleggeri che lanciavano una pioggia di paracadutisti. I concorrenti più timorosi sono rimasti a lungo con il naso all’insù. Ma non si è registrata nessuna invasione di campo.
Le noiose gare in circuito sanno anche diventare romantiche. Accade quando tramonta il sole. Mille fiaccole, ondeggiate dal vento, illuminano il sinuoso tracciato, rendendo magica l’atmosfera.
Riscaldati dal loro caldo tepore e avvolti nel Tricolore, hanno tagliato il traguardo con lo stesso tempo Antonio Tallarita e Vincenzo Tarascio (10:34:59), Antonio Mazzeo (12:58:54) e Angela Gargano (13:27:04)

ULTRAMARATONA DEL TRICOLORE   REGGIO EMILIA 23/10/2011 3^ GIORNATA
dI Michele Rizzitelli

Erano tre, poi sono diventati quattro, oggi, 3^ giornata di gara, alla partenza si sono schierati due centochilometristi: un uomo, Antonio Tallarita, e una donna, Angela Gargano. Completata la distanza della maratona, la barlettana si ritirava. Un uomo solo rimaneva in gara, il siciliano-torinese-reggiano, che concludeva la sua fatica in 10:29:11.
Ben 13 maratoneti (quanti erano quelli della Disfida di Barletta) si son dati battaglia. Solo 6 di essi, però, erano i fedelissimi: Stefano Giorgio, Lorenzo Gemma, Roberto Paracchini, Marina Mocellin, Michele Rizzitelli e Vito Piero Ancora, che ha continuato fino a coprire la distanza di 50 km. Il più veloce è stato Tito Artoni in 3:19:57. In compagnia di Enrico Vedilei, s’è rivisto il viso sempre sorridente di Maria Luisa Costetti, che ha percorso tutti 42,195 km.
Non appagata, anche oggi Marinella Satta ha scaricato il suo sadismo sul  malcapitato pallone. Bisogna riconoscere che è stata più buona di ieri, avendolo picchiato per soli 50,078 km in 6:07:22.
In appariscente maglietta gialla, Stefano Morselli doppiava tutti. Percorsa la mezza maratona in 1:53:15, con la quale ha rifinito la preparazione alla maratona di New York, ha piazzato la telecamera ed ha ripreso i visi sofferenti e le gambe lente dei corridori, che, per incanto, solo al passaggio sotto l’obiettivo diventavano sorridenti e veloci.
Ad inizio gara, uno strato di bassa nebbia ricopriva il terreno cosparso di brina, trasformatasi in rugiada, poi lentamente scomparsa sotto i raggi del tiepido sole autunnale.
Anche oggi, il cielo  s’è coperto di una moltitudine di paracadutisti. Chissà cosa pensano gli ipercritici degli ultramaratoneti di gente che rischia di sfracellarsi al suolo! Inoltre, giunge fin sul campo di gara il rombo di motori da corsa proveniente da lontano. Di questi altri, cosa pensano gli autodidatti sociologi, filosofi, neurologi, psichiatri, privi di sogni, che emettono funesti oracoli di Delfo?
Sono trascorsi tre giorni di gara. “Omne trinum est perfectum” qualcuno ha detto. Ma di trini, il centochilometrista rimasto in gara,  dovrà passarne tre, più un terzo di trino. Il primo se n’è andato. Passeranno anche  i rimanenti.
Incoraggiato da uno scarso pubblico nonostante la giornata festiva, Antonio Tallarita continua a triturare chilometri in bello stile e ad andatura regolare. Appare motivato, fresco, in spinta, incoraggia gli altri atleti e provvede di persona a qualche svista dell’organizzazione.

LA 1000 KM DI REGGIO EMILIA
di Michele Rizzitelli

Lucio Bazzana, Monica Barchetti, Angela Gargano, Enzo Caporaso e quelli della Torino-Roma sembrano aver fatto scuola, e stanno trasformando gli italiani in un popolo di ultramaratoneti della lunghissima distanza. Navigatori, poeti, scienziati ecc. lo sono sempre stati. A Reggio Emilia, in un circuito lungo 1.028 m e largo 4 m, si svolgerà una gara di 1000 km. Si parte venerdì, 21 ottobre; si chiude, dopo dieci giorni, domenica, 30 ottobre.
E’ solo in parte un’imitazione delle più famose 10 giorni internazionali, nelle quali, per tutta la durata della manifestazione, non si può abbandonare la pista e bisogna adattarsi, per il riposo notturno e il cibo, a ciò che passa il convento.
A Reggio nell’Emilia, hanno inventato una 1000 km più soft. Tutta la distanza non viene somministrata in un’unica dose massiva, ma suddivisa in piccole porzioni. Da queste parti, debbono essere dei seguaci delle teorie del dott. S. F. Ch. Halnemann, inventore della medicina omeopatica, che prevede l’assunzione di medicamenti in dosi infinitesimali. Nella Città del Tricolore, i chilometri non saranno prescritti proprio in piccolissime parti, ma sempre in quantità ridotte sono.
Il via sarà dato alle ore 8.00, e i concorrenti avranno a disposizione 16 ore per percorrere la distanza di 100 km; poi, alle ore 24.00, le luci si spengono. Tutti a casa, dunque, ove li attendono gli spaghetti al dente, i massaggi e il caldo letto. L’indomani, si ricomincia con le stesse modalità per 10 giorni.
Sia ben chiaro, le difficoltà di una 1000 km ci sono tutte.
L’organizzazione è di alto livello, e si è imposta norme tali che i finisher potranno essere inseriti nel Guinness World Record.
Questa dieci giorni italica non è una gara competitiva, in quanto non ci saranno vincitori; è un evento valido per il conseguimento di un primato. Ed è per questo che i partecipanti vanno ancor più ammirati. Dopo essersi dannata l’anima, non si vedranno riconosciuto neppure il premio di un prosciutto, di una confezione di vini, di 1 kg di pasta, che non si negano nemmeno nelle gare della lunghezza di qualche chilometro.
La manifestazione si propone anche finalità scientifiche: intende studiare gli effetti di corse massacranti sull’organismo. La letteratura medica è povera in materia, essendo pochi gli atleti che si cimentano in queste competizioni. Sarà una buona occasione per fare progredire le nostre conoscenze.
In contemporanea, per rendere meno solitaria la fatica dei millechilometristi, si svolgeranno gare più brevi, come mezza maratona, maratona, 12 ore, 100 km, staffette.
L’evento ruota intorno alla forte personalità del nazionale della 24 ore Antonio Tallarita (nella foto), che si presenta in veste di atleta e organizzatore. Come atleta, ha tutti i numeri per concludere felicemente l’impresa, nella speranza che abbia recuperato le energie spese nella 24 ore di Fano, dove fu uno dei pochi a correre sotto la pioggia e la grandine. Come organizzatore, questa potrebbe essere una prova generale per testare la possibilità di organizzare una 10 giorni riconosciuta dalla IAU.
Molti hanno annunciato la loro partecipazione per iscritto o a voce, dei quali non fornisco i nomi, non certo per la privacy. Vedremo chi realmente si presenterà sulla linea di partenza e per quale gara opterà. Infatti, molti sono i chiamati, pochi gli eletti.
 
 
 
L’Organizzazione ha offerto un menù à la carte, potendo, gli ultramaratoneti, scegliere fra la 6, 12, 24 Ore e la 100 km. Piatto prelibato la 24 Ore, valida come Campionato Italiano FIDAL e IAU Bronze Label. La forza fisica è certamente importante nelle corse di resistenza, ma è il possesso di altre qualità che permette di emergere, come ha dimostrato la 24 Ore di Fano, dove, per un paio d’ore, ha infuriato una tempesta di pioggia e grandine.


3^ ULTRAMARATONA “CITTA’ DI FANO”  8-9 Ottobre 2011 Fano (PU)
di Michele Rizzitelli
La “Città di Fano”  ha proposto un menù adatto al palato di tutti gli ultramaratoneti. Con la 6 Ore ha servito la colazione ai velocisti, con la 12 Ore ha preparato il pranzo ai passisti, con la 24 Ore ha saziato gli stakanovisti offrendo loro una cena luculliana. C’era anche la merenda per chi avesse preferito fermarsi al traguardo dei 100 km. La cena riservata ai corridori della 24 Ore era di gala, in quanto Campionato Italiano FIDAL e IAU Bronze Label. La tavola su cui s’è banchettato era lunga 2,226 km, sinuosa, ondulata e scorrevole. Gli invitati alla 6 Ore erano 62, alla 12 Ore 14, alla 24 Ore 71; quelli che effettivamente si sono assisi sono stati rispettivamente 57, 14, 57. La quota di partecipazione era al prezzo unico di 25 Euro ai più solerti, 50 Euro  ai ritardatari; sconto di 5 Euro ai Supermaratoneti. A proposito di menù, se vi trovate da queste parti, ordinate pappardelle alla pescatora e brodetto fanese, ed annaffiate con “Metauro”, che ricorda il fiume dove fu combattuta una sanguinosa battaglia fra Romani e Cartaginesi.
Alle ore 10 di sabato, 8 ottobre, è stato dato il via all’unico turno di banchetto. Tutti si son messi a divorare chilometri: voracemente quelli della 6 Ore, moderatamente quelli della 12, lentamente, gustando sapori ed odori, quelli della 24, consapevoli che “prima digestio fit in  ore”.
Nella gara più breve, emergeva la classe cristallina di Marco Boffo. Il longilineo atleta della nazionale riusciva a mantenere fino alla fine l’ampia, elegante e potente falcata, percorrendo 85,153 km, seguito da Paolo Bravi (82,229 km) e Massimo Termite (76,523 km). Non ancora sazio di chilometri, Paolo Bravi continuava a macinarne; smise quando tagliò il traguardo dei 100 km in 7.23.57. Nella gara femminile, Francesca Marin destava stupore per la sua tattica aggressiva sin dai primi metri. Piantava l’avampiede sull’asfalto e, chiamando a raccolta il movimento delle braccia, spingeva con potenza, ingoiando chilometri su chilometri. A metà gara, la sua corsa di tipo muscolare le ha presentato il conto con gli interessi. Le ultime ore le saranno sembrate interminabili. Con tenacia, alternando il passo alla corsa, ha lottato e gestito l’enorme vantaggio accumulato. Concludeva con 68,865 km, seguita da Lorena Piastra (58,602 km) e Raffaella Gada (54,253 km).
Mentre la 6 Ore si concludeva, la 12 entrava nel vivo. Era giunto il momento di stringere i denti e raccogliere il frutto dei duri allenamenti. Nella gara maschile, Luca Benvenuti (110,068 km), Antonino Jacono (100,515 km) e Andrea Biazzi (96,513 km), abbandonarono l’atteggiamento sornione  fino allora mantenuto e prevalsero sullo sparuto manipolo dei partecipanti. Da elogiare la prova di Luciano Morandin. Sulla linea di partenza, prima ha resettato i suoi impulsi motori, poi ha invertito la programmazione nel senso che ha fatto diventare agonisti i muscoli antagonisti, e s’è messo a correre in retrorunning per ben 62,077 km. Allo scadere della 12^ ora, ha riprogrammato la sua motricità ed è ritornato in tenda ad andatura  naturale. Nella gara femminile, l’azzurra Ilaria Fossati non s’è impegnata più di tanto per vincere con 97,733 km (2^ Wilma Repetti 94,246 km; 3^ Giuliana Aiazzi 86,615 km), un po’ perché  non stimolata da avversarie, un po’ perché non al massimo della forma. Conclusa la gara, è tornata a casa, non aspettando le premiazioni previste per l’indomani, probabilmente non soddisfatta della prestazione.
Sebbene presenti solo alcuni dei grandissimi nomi, la 24 Ore ha offerto ugualmente il solito spettacolo di coraggio, abnegazione, sofferenza e forza morale. In gare lunghe fino a 10-12 ore, è la forza fisica che permette di vincere; in quelle di maggior durata, conta molto meno, perché si diventa uguali sul piano fisico,  tutti  ritrovandosi con fibre muscolari depauperate di glicogeno, spazi intra-extracellulari a secco e articolazioni dolenti. E’ come se in pista facesse il suo ingresso la safety car per far ripartire tutti dalla stessa posizione. In questo delicato momento, i valori da buttare nella mischia sono ben altri, sinteticamente riassumibili in una sola parola: testa. E’ questo usatissimo “oggetto” che permette di superare le immancabili crisi, di liberare energie sconosciute, di scorticare il fondo del barile.
Proprio quando i concorrenti sono alle prese con questo lavorio mentale, intorno alle 2.00 di notte, cioè verso la 16^ ora di corsa, ecco i tuoni udirsi da lontano, i lampi illuminare il cielo di un sinistro color violaceo, i fulmini squarciare le nubi e andare perdersi nel mare. Tutti si augurano che il temporale risparmi il circuito ciclistico “E. Marconi” ed esaurisca la sua potenza altrove. Hanno appena finito di mettersi l’animo in pace con un simile ragionamento di comodo, quando di colpo la temperatura si abbassa, e sulla gara si scatena il diluvio universale. I più fortunati sono quelli che si trovano vicino alla tenda, ove riparano. A molti tocca percorrere i 2 km del circuito sotto una gragnola di chicchi delle dimensioni di una nocciolina. La tenda, fin allora deserta, scoppia di atleti bagnati ed infreddoliti che stenta a contenere. La grandine esaurisce la sua veemenza sulle sue strutture, che si lamentano scricchiolando. Tuoni, lampi e fulmini continuano a rincorrersi nel cielo. Qualcuno balbetta essere pericoloso indugiare in un luogo circondato da pini che potrebbero attirare fulmini, ma nessuno se la sente di abbandonare quel fragile rifugio sconquassato dal vento ed illuminato dai funesti bagliori dei lampi che penetrano attraverso le fessure. La campagna circostante, rivestita di bianco per la grandine, è in preda alla furia del vento. L’organizzazione è stata lesta a mettere in salvo le strutture smontabili. Una brutta sorte tocca all’ombrellone di Luciano Morandin. Il vento lo fa volare come una foglia, disperdendolo.
Molti atleti di classifica sono schierati in prima fila nella tenda, in attesa di condizioni atmosferiche meno proibitive. Dopo circa due ore, alcuni, come soldati per troppo lungo tempo trattenuti in trincea, si buttano all’’attacco. Altri non sono in grado di saltare il fossato, perché il freddo e l’attesa ha logorato la pur forte fibra. Giancarla Agostini e Stefano Verona, fino a quel momento splendidi protagonisti, abbandonano e pagano il pedaggio della prima esperienza.
Le ultime sei ore sono molto intense. E’ un’altra gara, una gara nella gara, che premia chi ha saputo resistere al gelo e alla forzata inattività.
In campo maschile: 1) Frigura Vasile 211,565 km. 2) Leonelli Nicola 207,729 km. 3) Barbacetto Giacomino 202,911 km. Stimolato a gran voce dall’osteopata-fisioterapista Francesco Damiani, eroiche sono state le ultime tre ore di Vito Intini (201,992 km), come pure la forza d’animo di Francesco Abitino (196,180 km) e Ciro Di Palma (193,622 km).
In campo femminile: 1) Pari Paola 178,561 km. 2) Di Lorenzo Adele 177,913 km. 3) Gargano Angela 161,233 km. Dopo aver portato a termine la Torino-Roma, Paola Pari ha vinto per la terza volta consecutiva la 24 ore di Fano. Riesce ad esprimere un risultato chilometrico superiore alle apparenti doti atletiche. Infatti, è risaputo essere, queste gare, appannaggio di chi ha una grande forza morale, e Paola ne ha da vendere, come ha dimostrato il suo arrivo a Roma con i piedi impiagati. Nella sua città, era terza allo scoppiare del diluvio. E’ salita in cattedra proprio quando le condizioni atmosferiche si son fatte terribili. Coraggiosamente, ha sfidato la tempesta senza farsi abbattere. Annullato il distacco e passata in testa, c’è rimasta fino alla fine.

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