mercoledì 31 agosto 2011

La Barletta Sportiva ha vinto la "San Giovanni Mountain Running"

La Barletta Sportiva colleziona un'altro successo aggiudicandosi la "San Giovanni Mountain Running", gara di 8 km circa svoltasi lo scorso 27 agosto, valevole il Campionato regionale di Corsa in montagna.
La gara comprendeva un percorso affascinante immerso nel Parco Nazionale del Gargano ed un tratto finale nei vicoli della città vecchia, tanto da rendere questa gara unica.
A tagliare per primo il traguardo è stato l'atleta Polacco Tomasz Wrobel, che ha percorso gli 8 km previsti in 33'52'',  mentre i tredici cavalieri barlettani che hanno concluso la massacrante gara che hanno permesso di vincere il primo premio di società alla Barletta Sportiva sono i seguenti:
Lello CILLI,  Gino CORCELLA, Rino DAGOSTINO, Bartolo DIBENEDETTO,
Ettore DICOLANGELO, Patrizio DICORATO, Vito FARANO,  Enzo CASCELLA,
Angela GARGANO, Ruggiero GRANIERO, Giuseppe RASOLA,                      
Michele RIZZITELLI, Michele TORRE.

martedì 16 agosto 2011

Barletta Sprint Triathlon

L'associazione Dilettantistica Barletta Sportiva in collaborazione con la UISP (Unione Italiana Sport per tutti) di Barletta, con il patrocinio del Comune di Barletta, del Coni Puglia, del Comitato Regionale FiTri Puglia, organizza a Barletta domenica 4 settembre 2011, con inizio alle ore 15.00 il 1° Triathlon Sprint Rank "Città di Barletta" (750 m a nuoto-20 km di ciclismo - 5 km di corsa a piedi).
La manifestazione è riservata a tutti gli Atleti M/F tesserati F.I.Tri. (Fed.It.Triathlon) per l'anno 2011, a partire dall'età di 16 anni (anno di nascita '95), ossia per le categorie Youth B, Junior,Senior, Master e per la stessa fascia di età a tutti gli Atleti tesserati per altre Federazioni o non tesserati per alcuna Federazione, in possesso del certificato medico di idoneità alla pratica sportiva agonistica.
Per tutti i non tesserati FITRI è obbligatoria il tesseramento sul campo come Amatori alla Federazione Italiana Triathlon del costo di tre Euro (3,00 euro) (Youth B ) e di sei Euro (6.00 euro) per juniores-seniores-masters, che dà diritto alla copertura assicurativa.
E' fatto obbligo di uso del casco rigido omologato nella prova ciclistica.
E' ammesso qualsiasi tipo di bicicletta.
Tutti i partecipanti sono tenuti al rispetto delle norme del regolamento della Federazione Italiana Triathlon disponibile sul sito internet http://www.fitri.it/.

Programma

Ore11:00-14:00 Consegna pacchi gara presso il Lido Mennea 

Aquathlon kids e youth
ore 14:00 raduno e briefing
ore 15:00 partenza  

Triathlon sprint
Ore 14:00 Raduno Atleti
Ore 16:00 Apertura Zona Cambio -
Ore 16:20 Chiusura Zona Cambio e Briefing-
Ore 16:30 Partenza gara triathlon sprint.


sabato 13 agosto 2011

STORIE DI MARATONETI

Pio  Malfatti, il Maratrenta

di Michele Rizzitelli

La sua distanza preferita è la 100 km, che chiude in 7:25:00. Ha indossato 10 volte la maglia azzurra, contribuendo per tre volte alla conquista della medaglia d’oro a squadre: 2003 a Taiwan, 2004 in Olanda e 2008 a Tarquinia. Quando l’ha guidata come capitano (2008), le ha portato fortuna, e l’Italia ha conquistato anche l’oro individuale con Calcaterra.
Ha mietuto allori nelle gare estreme del deserto del Marocco, della Libia e di Capo Verde. Un’infinità le sue gare, e non meno di 80.000 i chilometri macinati, ovvero due volte la lunghezza dell’equatore.
A 48 anni, al culmine delle sue qualità fisiche di resistenza, e prima che il fluire del tempo le appannino, si è proposto di lasciare un’impronta nell’atletica di alto livello. L’occasione gli è stata offerta dal 150° anniversario dell’Unità d’Italia, ideando il progetto MARATRENTA, cioè correre, in 12 mesi, 30 maratone in altrettante contrade della penisola, con tempi sempre inferiori alle tre ore. Nessuno c’è mai riuscito! Un’impresa da Guinness World Records! Per 30 volte, ogni traguardo sarà per lui non un arrivo, ma l’inizio di una nuova partenza.
E’ il suo omaggio all’unità nazionale, il suo modo personale per dire: Buon compleanno, Italia. Auguri fatti non con la retorica verbale, ma con le doti che contraddistinguono un ultramaratoneta: la fatica e il sudore.
Attraverserà, con il fiato sempre in gola, trenta plaghe di un’Italia così unita e cosi diversa per storia, geografia, usi e costumi. Darà valore alle diversità che scandiscono il Belpaese, e che una lingua comune (e altro) unisce. C’è qualcuno che ha l’ardire di metter in discussione Dante? Conoscendo il tipo, vedo il Poeta dimenarsi nella tomba, e scagliare contro il malcapitato i dardi delle sue invettive. Bisogna fare gli italiani, diceva d’Azeglio. E poiché c’è ancora molto da fare, Pio Malfatti porge il suo contributo fatto di sacrificio. Per festeggiare la nostra unità plurale, “diverse” sono le maratone che ha scelto, ma la maratona è sempre una: una gara di 42,195 km.
Ha cominciato al nord con Roncola (2:51:46), è sceso nell’estremo lembo del territorio nazionale a Ragusa (2:56:49), risalendo ha toccato Napoli (2:53:01), Terni (2:52:26), Salsomaggiore (2:56:27) e Piacenza (2:57:05). Ha puntato verso il centro a Roma (2:53:53), successivamente ha sostato al nord con Treviso (2:55:09), Milano (2:58:51), Padova (2:53:22), Vercelli (2:55:06) e Trieste (2:54:12). A Porto San Giorgio (2:55:52) ha fatto tredici. Le rimanenti diciassette lo vedranno impegnato ancora nella calda Sicilia, nella ventosa Sardegna, nelle serene colline di Toscana, nell’aspra Calabria, nella diversità dell’Alto Adige.
Pio Malfatti è il segno dell’Italia che cambia. Nel 1895, Luigi Vittorio Bertarelli, per far scoprire agli italiani il loro giovane paese, organizzò una passeggiata a tappe in bicicletta da Milano a Roma, coniugando cultura del viaggio e pratica sportiva. Era di moda la bicicletta, simbolo di progresso. Difatti, qualche anno dopo ebbe inizio il Tour de France e poi il Giro d’Italia. Pio Malfatti, per raggiungere gli stessi obiettivi, se ne va a piedi, il mezzo di moda dei nostri giorni, come dimostrano le maratone di New York, Roma , Milano ecc. Per completezza, devo ricordare che Luigi Vittorio Bertarelli fu grande anche a piedi. Nel 1891, in 24 ore percorse in pista 155 km, record che è stato battuto solo nel 1970 da Andrea Rossi con 175,144 km (I pionieri della 24 ore, Maria Teresa Nardin e Franco Bini, pag. 7).
Ad ogni maratona conclusa, Pio consegna all’organizzatore una bottiglia di Teroldego, ricavato dai vigneti amorosamente coltivati nella Piana Rotaliana. Dietro una bottiglia di vino ci sono la cultura, la sapienza, i profumi, i sapori di un territorio. Alceo, il poeta greco cantore del vino, in un frammento si spinge oltre: “Il vino è lo specchio dell’uomo”. Infatti, l’altro motivo del progetto Maratrenta, è quello di far conoscere agli italiani Mezzolombardo, la sua città natale di 6.000 abitanti, posta a 227 mslm, in provincia di Trento. Il nome curioso trova spiegazione tenendo presente che il Piano del t. Noce o Campo Rotaliano, nel XIII sec., fu diviso in due giurisdizioni. Una andò al conte del Tirolo e si chiamò Mezzotedesco (nome poi cambiato in Mezzocorona), l’altra rimase al principe di Trento e fu detta Mezzolombardo (lombardo ossia italiano).
E’ di poche parole e riservato, Pio Malfatti, Promoter Iuta per Trentino Alto Adige. Appena si conquista la sua fiducia, ogni barriera cade, e si racconta.
D. Quando hai cominciato a correre.
Tardi, a 35 anni. Ho iniziato con la maratona. Una volta conosciuto Stefano Sartori, ho optato per l’ultramaratona. E’ stato lui ad inocularmi il virus della lunga distanza.
D. Fai l’imbianchino. Dopo una giornata di lavoro manuale, dedicarsi alla corsa non è un aggiungere fatica a fatica.
Dopo il lavoro, la corsa ha su di me un effetto rilassante. Mi dona pace e tranquillità.
D. Pratichi altri sport.
Arrampicata e bicicletta.
D. L’emozione più grande della tua carriera sportiva.
La prima convocazione in Nazionale. Fu un’esperienza entusiasmante  trovarsi fra campioni del calibro di Sartori, Ardemagni, Fattori, Casiraghi. Quando ci penso, tuttora mi viene la pelle d’oca.
D. L’esperienza più dura.
Il campionato mondiale della 100 km a Tarquinia. Non stavo bene e volevo ritirarmi.
Non potevo perché ero il capitano della nazionale: può un capitano abbandonare la nave? Soffrii le pene dell’inferno, ma la conclusi. In compenso, la sfilata con la bandiera fu una cosa eccitante.
D. Parliamo di Maratrenta. Sono già tredici le maratone concluse. Qual è stata la più bella.
Trieste.
D. La più emozionante.
Roma. La monumentalità della capitale mi ha lasciato a bocca aperta.
D. La più pittoresca.
Ragusa, con le case di Ibla appollaiate sulla collina.
D. La più facile.
Napoli.
D. Quella che ti ha più sorpreso.
Terni.
D. La più noiosa.
Piacenza, per la monotonia del percorso.
D. Oltre a rendere omaggio all’Unità d’Italia ed alla promozione del tuo territorio, quale altro obiettivo ti sei prefissato.
Promuovere lo sport per la sua nobile valenza educativa. Vuole essere anche un invito a correre per scoprire le meraviglie nascoste del Belpaese.
D. Praticamente, corri ogni domenica. Come recuperi.
Il lunedì vado in bicicletta, il giovedì  faccio delle ripetute, negli altri giorni corsa blanda per 50 minuti.

Vai, Pio! Anzi vola, perché devi mantenere un ritmo di 4 minuti al chilometro, sia che piova, nevichi, sibili il vento, incomba la calura, in salita, in discesa. Hai già fatto molto. Le rimanenti diciassette (!) maratone saranno più agevoli. Bando alle superstizioni!
Antonella, orgogliosa di lui, lo accompagna in questa meravigliosa avventura.                                                   

6 Ore sotto le stelle

di Michele Rizzitelli

Francesco Capecci è senza dubbio l’organizzatore più prolifico del mondo. A dicembre ha messo su una 24 Ore, a febbraio una 50 km, sabato, 6 agosto, una 6 Ore. E l’anno non è ancora finito…Può darsi che qualche altro abbia la presunzione di paragonarsi a lui, ma poi è costretto a ridimensionarsi, quando viene a sapere che l’uomo di San Benedetto del Tronto, le sue gare, le corre pure. Corre anche quelle organizzate dagli altri, come testimoniano le sue 441 maratone-ultramaratone, che lo pongono anche fra i Supermaratoneti più prolifici.
Da esperto del settore, ha avuto pietà della sofferenza dei corridori, ed ha evitato loro la calura del solleone, scegliendo l’ora più fresca ed il posto più ventilato.
La “6 Ore sotto le stelle” è partita a mezzanotte. Francesco deve essere in possesso di buone conoscenze astronomiche se ha evitato l’errore del più abusato e languido “6 Ore sotto la luna”, perché nel cielo della città marchigiana “dell’aureo melon l’argentea fetta” non s’è vista, mentre lo splendore delle stelle sovrastava le luci della città.
Ero, invece, ben informato della sua cultura marinara. Pertanto, dopo la 24 Ore sul lungomare ricco di palme e la 50 km sulla sabbia soffice, è toccato al monumentale braccio del molo sud accogliere gli oltre 100 atleti. La prossima gara si terrà in alto mare?
Cosa abbia di speciale per attrarre tante iscrizioni, io proprio non so. Era buio, per cui il successo non è imputabile agli occhi azzurri di Valentina, messa a bella posta nel punto strategico della consegna dei pettorali. La vera forza “dell’uomo della sabbia” sta nel saper pubblicizzare le sue gare con la politica capillare del porta a porta, più redditizia delle dispendiose inserzioni su riviste specializzate. A Curinga, ha fatto trovare la locandina della sua gara sotto il piatto di pasta e fagioli degli atleti, seduti lungo la tavolata all’aperto!
Con il chip alla scarpa destra, i partecipanti si sono schierati sul molo largo 4 m. Dopo 900 m, in prossimità del faro, uno stretto giro di boa li costringeva ad invertire il senso di marcia. Quando ritornavano sul posto della partenza, avevano percorso 1800 m: un video indicava nome e cognome, tempo,  km percorsi, numero dei giri.
L’organizzazione ha avuto molta fiducia negli uomini. Non ha posto un rilevamento-chip al giro di boa, né ha separato i due sensi di marcia. Il percorso era poco illuminato, per cui la tentazione metteva continuamente a dura prova la virtù dei partecipanti. La fiducia riposta è stata ripagata?
Mentre gli atleti andavano avanti ed indietro sul molo, la città splendeva di luci ed impazziva nella notte bianca. Le note del “Vincerò”  della Turandot, dopo aver squarciato il cielo, giungevano fino alle loro orecchie. Poi le stelle scomparvero lassù, oscurate dal bagliore dei fuochi d’artificio. Anche coloro che in quel momento avevano le spalle rivolte alla città, si girarono e, correndo in retrorunning, dimenticarono la fatica guardando a bocca aperta le scenografiche creazioni multicolori.
Dopo 2:59:38, Pio Malfatti credeva di aver concluso la distanza della maratona e di  aggiungere un altro tassello al “Maratrenta”: in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, intende correre 30 maratone sotto le tre ore. In seguito, s’è accertato che, per un malinteso con l’organizzazione, avrebbe percorso un giro in meno, per cui i km sono stati 40,400.
Tutti gli altri continuarono alacremente a correre. Gli unici ad apparire sonnacchiosi erano gli accompagnatori seduti sui massi a protezione del molo dalle ondate.
Lentamente il cielo cominciò a dipingersi di colori tenui. I faticatori poterono guardarsi in viso, apprezzare la bellezza del molo con i suoi massi scolpiti e la città che si estendeva lungo il mare e sulle prime colline verdeggianti.
Fu il sole, sorto alle ore 6:00, a decretare la fine della gara, non essendo previsto nessun segnale acustico, né il conteggio della distanza dell’ultimo giro non completato. La fatica degli ultramaratoneti finì, ed incominciò quella del sole che andò a dare un senso alla vita degli uomini.
Il mare era invitante, ma si era troppo provati per tuffarsi nell’acqua blu.
Con lo zaino sulle spalle, stanco ma felice, raggiunsi la mia macchina, posteggiata a tre chilometri di distanza per via dell’affollatissima notte bianca. Gli operatori ecologici erano intenti a ripulire la città dagli abusi di una nottata passata all’insegna dell’esagerazione. Sul lungomare incrociavo i visi stravolti e le andature barcollanti di una gioventù che prima della notte della trasgressione era stata bella e vitale. Era da invidiare la mia notte bianca, o la loro?
Per completezza, devo riferire che la quota d’iscrizione è stata di 15 Euro. Una maglietta è stata data alla consegna del chip, ed un’altra alla riconsegna. Essenziali i ristori. Niente categorie. Premiati soltanto le prime/i tre:
1)    Latorre Angela, km 59,400 in 5:54:50
2)    Mandini Patrizia, km 57,600 in 5:55:46
3)    Pari Paola, km 54,00 in 5:59:15

     1) Passamonti Luca, km 70,200 in 5:53:37
     2) Tazza Giorgio, km 70,200 in 5:57:01
     3) Corrado Stefano, km 66,600 in 5:543:6



NOI SUPERMARATONETI d’ITALIA

Non resistiamo al fascino delle maratone. Sugli asfalti, sugli sterrati, sulla sabbia, siamo sempre pronti. La nostra corsa lenta permette di portarne a termine tre, quattro, cinque consecutive, perché più ne facciamo, più ne possiamo fare. Insomma, l’allenamento paga o non paga? La teoria dell’evoluzione di Darwin è vera o falsa? Si realizza, appunto,  nel multimaratoneta l’evoluzione in scala microscopica. Le strutture capsuloligamentose diventano più robuste e flessibili; le fibre rosse prendono il sopravvento sulle pallide; i mitocondri si moltiplicano; il cuore rintocca lento e sicuro; le pompe sodio-potassio aumentano la portata; i lipidi smettono di essere parassiti e producono energia; la psiche impara a non essere pavida di fronte alla fatica.
La fatica? La stanchezza? Chi l’ha vista? Non esiste! Ha solo una genesi mentale: passa non pensandoci. Può darsi che la si senta in gara, ma tagliato il traguardo svanisce come d’incanto, essendo tanta la felicità. Non è la felicità lo scopo della vita?
Il popolo delle lunghe non ha accettato supinamente quanto detto e scritto sulle gare di lunga durata; ha eseguito un’opera di revisione critica, sperimentando sul proprio corpo quali fossero i suoi reali limiti. Le conoscenze sulla maratona provenivano dalle esperienze del mondo professionistico, che ha una filosofia tutta propria: allenarsi allo spasimo, bruciare tutte le energie nell’unica gara programmata, vincere per monetizzare il trionfo. I supermaratoneti si sono scrollati di dosso queste teorie di seconda mano; hanno rotto gli schemi preconfezionati da altri; hanno infranto il tabù dell’una, due maratone l’anno; hanno tracciato nuove strade alla maratona amatoriale, ricucendosi un abito su misura. Hanno dimostrato che, riducendo l’andatura, poteva aumentare il numero delle gare portate a termine. Aver avuto quest’idea ed averla realizzata è l’originale contributo che i supermaratoneti hanno dato al mondo podistico. Si son presi  anche il lusso di riassumere i loro concetti sotto forma di una legge: “Il numero delle maratone è inversamente proporzionale alla velocità con la quale vengono corse”.
E’ un male ridurre l’andatura? L’unico vantaggio è solo poterne fare di più? Sbagliato!
Significa non stressare organi ed apparati, immunizzandosi dagli infortuni, propri dell’agonismo estremo.
Non schiacciati dall’assillo del cronometro, si possono percepire i palpiti interiori della propria anima, commuoversi  alla visione della Fontana di Trevi, stupirsi nel passare fra le porte del Battistero e la facciata policroma di Santa Maria in Fiore, riscoprire le lucciole nell’attraversare, nottetempo, l’Appennino tosco-emiliano durante la 100km del Passatore (non facciamo distinzione fra maratone ed ultramaratone, va bene tutto).
Si ristabilisce il giusto equilibrio fra l’impegno mentale, fatto di tensioni e stress tipici della vita moderna, e l’impegno muscolare, fatto di fatica e sudore.
Vuol dire sostituire al noioso, solitario “lunghissimo” una bella maratona per creare momenti di aggregazione, far nascere nuove amicizie, nuovi amori.
Certo che è eccitante andare a New York e a Boston per essere freneticamente applauditi. Ma più che le frastornanti maratone metropolitane, amiamo l’Italia minore dei piccoli centri storici, dove accorriamo in massa. Senza la nostra presenza, molte di esse non sopravviverebbero.
Se poi qualche maratona si prefigge un fine nobile e sociale, siamo i primi ad iscriverci, ritenendolo un valore aggiunto.
Tutto questo a scapito delle proprie attività lavorative? Per sfuggire la vita? Ci mancherebbe altro! Correre per essere più concentrati, per trovare spazi per riflettere, per non perdere l’abitudine a lottare. Le tante maratone sono una pausa creativa. Mentre il corpo è in movimento, la mente cerca soluzioni da adottare nella vita di ogni giorno.
Ecco spiegato perché una maratona l’anno tirata al massimo può essere fatale, mille mai!
Per farne mille non è necessario essere forti come querce. Bisogna amare il bello, possedere uno spirito romantico, avere un cuore indomito, aver voglia d’imparare, amare l’avventura, ricercare nuove sensazioni, vivere una vita intensa, perché correre è gioia: gioia di vivere. Questi sono i tratti distintivi comuni al popolo delle lunghe, che è variegato per altri aspetti. Alcuni sono tipi caratteristici e, se non ci fossero, andrebbero inventati.
Ma quante maratone si possono fare? Tante quante sono compatibili con le proprie condizioni economiche e nel rispetto degli affetti familiari.

                                                                                   Michele Rizzitelli

sabato 6 agosto 2011

GRAZIE A TUTTI!!!

Ringraziamo davvero tutti coloro che hanno partecipato alla gara "Barletta Food run sotto le stelle" per aver contribuito alla realizzazione dell'evento e renderlo spettacolare. All'unanimità il giudizio positivo dei partecipanti per la bella manifestazione riuscita e soprattutto affascinati dall'attraversamento del magnifico fossato del castello di Barletta. Ancora una volta a Barletta si è realizzata una manifestazione all'insegna dello sport per tutti in collaborazione con la UISP (Unione Italiana Sport per Tutti) e con le aziende locali che hanno avuto occasione per far conoscere i loro prodotti. Infine un grazie particolare a tutti gli appartenenti dell'Associazione Barletta Sportiva, capitanata dal presidente Vincenzo Cascella,  che hanno contribuito alla realizzazione della manifestazione. Arrivederci alla prossima.