di Michele Rizzitelli
A Belgrado, cercano di pigliare più piccioni con una fava. Preparano una 100 km con un tempo limite di poi, hanno compassione dei lenti e, contemporaneamente, organizzano una 12 Ore. Poiché la macchina organizzativa è ormai messa in moto, perché non farla lavorare a pieno regime? Tanto, i costi ed i consumi sono sempre gli stessi. Ed aggiungono una 6 Ore ed una staffetta 25 km x 4. La manifestazione, corsa il 12 marzo, l’hanno chiamata: “Ultramaraton trika Maraton Maratona”, l’hanno tradotta in inglese: “Ultramarathon race Maraton of Marathons”, ed è giunta alla 2^ Edizione. Il tutto su un circuito di 2 km , al prezzo di 15 Euro.
Va subito precisato che il luogo ove insiste la gara è di eccezionale valore naturalistico. Si svolge laddove la Sava, il fiume più lungo dell’ex Iugoslavia, forma l’isola pedonale di Ciganlija. In quest’oasi naturalistica di 800 ettari , è stato tracciato un percorso arciforme, la cui corda corre rettilinea lungo la riva del fiume per poco meno di un chilometro, e la parte curva s’inoltra nel bosco per poco più di un chilometro. La Sava, poi, continua la sua corsa per andare a buttarsi nel Danubio dopo tre chilometri. Adagiata lungo il dirupo che segna la confluenza tra i due fiumi, sorge la fortezza Kalemegdan. Dalla sua torre più alta, si gode il magnifico panorama della immensa pianura che si estende verso l’Ungheria e la Romania. Belgrado significa “città bianca”, perché tale appariva la fortezza agli invasori provenienti dalla pianura pannonica.
Il ritrovo è presso il caffè “Na kraj sveta” (la fine del mondo). Confusi fra i serbi, ci sono sette macedoni, due italiani, uno svedese, una polacca. I più curiosi ci chiedono da quale parte d’Italia veniamo. Penso che Bari sia poco conosciuta all’estero, per cui accenno a pronunciarla con timidezza. Non appena atteggio la bocca alla labiale iniziale, “ San Nicola! San Nicola!” esclamano. Il ghiaccio è rotto. Parlando, scopro che c’è qualcuno più famoso del santo di Mira: tutti conoscono Ivan Cudin.
Il posto è veramente bello, per cui nessuno dà importanza all’ora di ritardo con la quale inizia la gara. Il sole splende in un cielo senza nuvole. A ricordare che Belgrado sia una città dal clima rigido, ci pensano le residue chiazze di neve sotto gli alberi e ai bordi del tracciato. E’ calma l’acqua lungo il percorso di gara che segue il bordo del fiume. In realtà, questo tratto è stato trasformato, da sbarramenti, in un placido laghetto dalla forma allungata, la cui spiaggia è riservata ai nudisti, oggi assenti. Abbandonata la riva, i concorrenti s’immergono nella foresta fitta di altissimi olmi con le braccia, ancora nude, alzate verso il cielo.
Le prime ore di gara trascorrono silenziose nella quiete del bosco e dell’acqua. Verso l’isola si anima. A far compagnia agli ultramaratoneti ci pensano i belgradesi, che non possono lasciarsi sfuggire, in una simile giornata primaverile, una passeggiata nel parco.
Giudici con alta professionalità contano manualmente i passaggi degli atleti. Il punto ristoro è sponsorizzato dal ristorante vegetariano, Lila, che ha preparato anche il pasta party della sera precedente. Abbondano frutta e dolcissime specialità dolciarie che, appena assunte, sono voracemente assorbite da fibre muscolari ormai in debito di glicogeno.
Le prime sei ore se ne vanno velocemente. Ciric Dragon percorre 66 km , Stojanovski Tanja 50 km . Io onoro la mia iscrizione alla 6 Ore percorrendo la distanza della maratona, cui aggiungo un altro giro per sicurezza: quando c’è il conteggio manuale, non si sa mai. Questo passa il convento, per ora!
La gara delle 12 ore si conclude alle quando da molto tempo le flebili luci artificiali si rispecchiano nel fiume, e nel cielo brillano le stelle ed una luna falciforme. A Belgrado, fa presto giorno, ed è subito sera.
Vince il macedone Dimov Zoran con 118 km , record nazionale. Angela Gargano è l’unica donna in corsa nella 12 Ore, e percorre 96 km . Quando sale sul podio più alto per ricevere la medaglia , la coppa ed il diploma, serbi e macedoni formano un coro ed intonano la musica dell’Inno di Mameli: non pronunciano le parole, ma le note le conoscono alla perfezione.
Una staffetta conclude la gara. Non mi risulta che ci siano stati partecipanti nella 100 km .
Angela Gargano ha stipato nelle sue gambe altri 96 km . L’obiettivo è ammassarne il maggior numero possibile. Non deve dannarsi l’anima in una gara, e poi riposare per settimane. Deve concluderle in condizioni di freschezza, per essere in grado di macinare altre centinaia di chilometri nei giorni seguenti.
E’ stato piacevole correre a Belgrado, una città che non avevamo mai visitato.
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