di Michele Rizzitelli
Napoli ha mostrato l’altro suo volto ai maratoneti che le hanno dato fiducia partecipando alla XIII Neapolis New Marathon. E’ stata una grande festa per lo sport di questa antichissima città, chiamata prima Parthenope (IX sec.a.C.), poi Neapolis (città nuova) dai greci e romani. Gli elogi sono dovuti non per aver organizzato una gara superlativa, ma perché il risultato è stato conseguito nonostante le proibitive condizioni atmosferiche ed il turno casalingo della partita di calcio. Il diluvio, che ha imperversato per tutte le sei ore a disposizione dei concorrenti, ha trovato volontari, giudici, forze dell’ordine, speaker ecc. impavidi ai loro posti, a rendere più sopportabile la fatica dei pedestri della domenica. Anche le strutture smontabili hanno retto bene, e non hanno messo in crisi organizzatori non abituati a convivere con la pioggia battente. Poi c’era la santa partita di calcio di un Napoli proiettato sulle vette alte della classifica, con il percorso della maratona che investiva direttamente lo stadio di Fuorigrotta. Per la prima volta in Italia s’è avverato un miracolo, non quello di San Gennaro: i superpagati calciatori si son tolti il cappello ed hanno dato la precedenza al sudore squattrinato!
L’altro capolavoro è stato quello di presentare un percorso completamente chiuso al traffico in una città, oggettivamente, dalla difficile topografia. Non mi stancherò mai di ripetere che questo è il dono più apprezzato dai maratoneti, non il pacco gara, la medaglia, il pasta party.
Così è stato piacevole essere padroni assoluti della scenografica Piazza Plebiscito, dei colori della Reggia, del rude Castel dell’Ovo, del monumentale Rettifilo (Corso Umberto), del possente Maschio Angioino e del lungomare che infonde gioia e felicità. Novità assoluta è stato correre nella Mostra d’Oltremare, sorta nel 1939 e destinata a mostrare le realizzazioni italiane nelle colonie. I ritmi solenni della musica classica hanno accompagnato i passi ed i pensieri dei maratoneti lungo l’ampio Viale Esedra, ornato da altissime “palma canariensis” con le loro cento braccia dondolate dal vento e da maestosi “pinus pinea” ad ombrello, e scandivano il tempo ai suggestivi giochi d’acqua delle fontane. Intanto la pioggia continuava a picchiare i corpi degli atleti: nessuno, però, se n’è accorto! Nere nubi andavano ad infrangersi contro la mole conica del Vesuvio, mentre Capri assumeva le sembianze di un gigante minaccioso.
A Napoli, bisognerebbe tornarci in altre situazioni meteorologiche per godere “del cielo più puro”(Goethe), “dell’aria fresca e fina”, “del mare liscio e turchino” e “na luna ca pareva ca penzasse”(Di Giacomo).
Sul veloce percorso, in 409 hanno concluso la gara individuale, e ben 101 staffette si sono sfidate. L’onnipresente Monica Carlin ha fatto segnare 2.53.24, Kabbouri Abdelkrm 2.20.04. Marinella Satta ha preso a schiaffi un pallone da pallacanestro per ben 5.03.45 , sotto gli occhi entusiastici di Gianni Interbartolo, il bersagliere. Ottima la qualità-prezzo delle strutture convenzionate; interessanti le visite guidate. Organizzazione attenta ai top e agli amatori, servizi a portata di mano. Buoni i ristori. Noioso passare due volte sullo stesso percorso? No, quando lo scenario è impareggiabile.
Una descrizione particolare merita l’artistica medaglia che ha decorato il petto dei maratoneti, dedicata ai 150 anni dell’Unità d’Italia. “L’artista, Salvatore Squillante, mette in evidenza, simbolicamente, lo sforzo dei maratoneti in corsa, che trasportando i tasselli con il profilo delle proprie regioni completano il “puzzle” con il quale assemblano, tutti uniti, l’Italia. Nella testata della medaglia, le tre bandiere tricolori simboleggiano i festeggiamenti per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Sullo sfondo, l’immagine del Golfo di Napoli, una delle tante meraviglie italiane, sembra vigilare sulla unificazione della Nazione e rappresenta per i napoletani la voglia di vivere tutti uniti sotto il nostro Tricolore”.
Uno dei passaggi dell’inno della Maratona di Napoli, canta: “…Atleti e non atleti di ogni luogo e di ogni età, nessuno escluso, giuro, ci sarà. Corri e non fermare il coraggio che hai. Corri e non cambiare mai, questa ITALIA è vuota senza di te”.
Fanno riflettere questi concetti lanciati da Napoli che, da Capitale del più grande Stato d’Italia, l’unità nazionale ha ridotto a semplice Prefettura: un sacrificio non sempre riconosciuto!
Barletta, 2/2/2011
Michele Rizzitelli
Michele Rizzitelli
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